Tecniche pittoriche

Acquerello, afffresco, pastello, carbonciono, colori ad olio sono alcune delle tecniche di base che si devono sapere se si intende iniziare a dipingere, o semplicemente a disegnare, ed entrare a far parte del mondo della creatività.

Tecniche pittoriche

Materiali per dipingere e colorare

Poche ma essenziali nozioni di base che si devono sapere se si intende iniziare a dipingere, o semplicemente a disegnare, .

Le Tecniche Pittoriche

Il carboncino

Il più antico mezzo per disegnare usato anche nelle caverne all’età della pietra è il legno ridotto a brace.

In commercio attualmente, se ne trovano di tre tipologie.
Carboncino o fusaggine: sono rametti bruciati e tramutati n carbone,quindi di tonalità nera  molto morbidi al tratto, sono venduti di varie misure e singolarmente.
Carboncino pressato: sono stiletti pressati e squadrati, dalla punta larga,difficili da usare per le linee,ma utili per riempire vaste zone con toni decisi.
Matita a carboncino: matita con mina di carbone di varie misure.
Il carboncino va usato su carta leggermente ruvida e alla fine del disegno, si consiglia di spruzzare un fissante, o addirittura una lacca per capelli, infatti tende a polverizzare e macchiare il resto dl disegno, quindi attenzione anche a non appoggiare la mano sul foglio, dove avete disegnato, inoltre è assai difficile da scancellare.

I pastelli

Materiale da disegno consistente in bastoncini di pigmenti tenuti insieme da resina o gomma. Adoperati senza l’ausilio di pennelli, quasi sempre stesi con le dita, i pastelli trovano nelle sensibili mani degli artisti la possibilità di “catturare” l’anima.

Ma la natura terrosa del pastello comporta un rapido deterioramento del prodotto finito, se non viene adeguatamente protetto.La parte centrale della matita di legno è chiamata mina, ed è composta da un insieme di argilla e graffite, sono indicate per convezione con la B, quelle morbide, le H con la mina dura. Possono essere di legno a pasta colorata, i pastelli, o stiletti di cera colorata, i pastelli a cera. Sono la prima cosa che vi capita fra le mani da bambini a scuola, e lasciano molta libertà d’azione, sia per la leggerezza del materiale, molto maneggevole a confronto del pennello, che per la facilità nel distribuire il colore. Per la grande varietà dei colori già esistenti,ci attraggono dalle vetrine dei negozi, ce ne sono di scatole che arrivano a cento. Ma basterà averne nei colori fondamentali, una scatola da 12 o meglio 24 andrà benissimo.  Si usa in genere su carta e consente una varietà di effetti, da linee nitide a morbide ombreggiature. Il pastello nasce in Italia nel sedicesimo secolo, limitato a soli tre colori: bianco, nero e rosso terracotta. Il Settecento fu il secolo d’oro del pastello, soprattutto in Francia, dove questa tecnica, “fragile come le ali di una farfalla”, applicata alla ritrattistica ebbe un grande successo sociale: re, cortigiani, aristocratici, ricchi borghesi, intellettuali “illuminati” cercarono sovente la propria immortalità in un ritratto a pastello. Il suo momento di splendore fu nel diciottesimo secolo, nell’ambito della ritrattistica, e tornò di moda nel diciannovesimo secolo con le opere degli impressionisti. Oggi i pastelli secco, a olio, a cera sono purtroppo spesso considerati tecniche sussidiarie ad altre considerate magari più fondanti.

Penne e inchiostro

I primi inchiostri derivanti da fuliggine e leganti gommosi, furono fabbricati anticamente in Cina, oggi i disegnatori prediligono l’inchiostro di china, una soluzione gommosa, composta da nero fumo e gomma lacca, è eccellente per disegni geometrici, ma  è usato anche dai disegnatori di fumetti.

Le penne sono state usate per disegnare fin dal medioevo, con l’inchiostro si ottiene una linea più decisa. Venivano usate le penne d’oca e le cannucce di bambù da immergere nel calamaio con l’inchiostro, mentre adesso è possibile avere penne a china con serbatoi o usare le stilografiche.Variante moderna sono i pennarelli, con il pennino di naylon o di martora, ve ne sono di tutti i tratti dal fine come un pennino,  alla  punta larga come i grandi pennarelli indelebili. Si riescono a creare effetti assai precisi e puliti, a tale scopo vengono usati nei lavori grafici e rifiniture di progetti.

Le tempere

I colori venivano estratti nell’antichità da piante e minerali ridotti in polvere, mischiati ad acqua o a uovo, si dipingeva con pennelli di peli di bue su tavole di legno preparate a gesso, o sul muro intonacato.

Si ebbe il passaggio all’affresco con Giotto, ovvero usava dipingere su pareti con l’intonaco ancora fresco.La tecnica iniziò a perfezionarsi, un esempio sono le opere di pittori fiamminghi. Adesso non dobbiamo più impastare manualmente le polveri, esistono infatti tubetti di plastica o alluminio disponibili in molti colori.
Le tempere ad acqua o acrilico: sono pigmenti impastati con leganti gommosi solubili in acqua, sono facili da usare e pulibili facilmente, si possono usare per velature,ovvero stendendo più mani del colore diluito, si usano su carta ruvida. Gli acrilici hanno una consistenza più coprente , ma possono essere mischiati alle tempere.
Le tempere a olio: sono pigmenti mischiati ad oli vegetali o chimici e sono idrorepellenti, per diluirli occorre usare trementina, acqua ragia e olio di lino. Sono molto coprenti e pastosi e si usano su tela di lino preparata con gesso.
Gli acquerelli : sono pigmenti a base di acqua e si usano molto diluiti e di solito per quadri su carta di piccole dimensioni, esigono una tecnica precisa e buona mano.

Affresco

La pittura affresco, più comunemente definita “affresco” è così chiamata perché viene eseguita su un intonaco di malta, sabbia e calce, fresca, cioè sufficientemente saturo d’acqua.

I colori sono costituiti da pigmenti che non contengono alcun fissativo, ma vengono mescolati al latte di calce e una volta stesi sulla malta, si incorporano strettamente con il loro supporto di cemento. La tecnica richiede una notevole velocità di esecuzione e le eventuali correzioni devono essere effettuate a secco, ma in questo caso il colore non è assorbito dall’intonaco come nel vero affresco. Gli affreschi sono più adatti al clima secco e furono largamente impiegati in Italia dal tardo Medioevo al diciottesimo secolo.

Tempera

La tempera, come gran parte delle tecniche pittoriche utilizzate ancor oggi, ha radici molto lontane nel tempo: nell’ambito della pittura, unitamente all’affresco, è uno dei mezzi più antichi in senso assoluto. Genericamente per “tempera” si intende un impasto cromatico ottenuto unendo il pigmento colorato con sostanze collanti (leganti) quali l’uovo, il latte di fico, le cere o altre sostanze sempre solubili in acqua. Fu la tecnica più comune per la pittura su cavalletto fino alla fine del quindicesimo secolo. Con la metà del Quattrocento, questa tecnica iniziò lentamente ad accogliere componenti oleosi, avvicinandosi sempre di più a quella materia che poi si sarebbe chiamata pittura ad olio.

Nell’esperienza di oggi, il termine “tempera” si identifica unicamente con un prodotto preconfezionato che corrisponde ad un impasto di collanti deboli (caseina) adatto genericamente a stesure su carta. Tempera su Tavola a Sfondo d’oro : La tempera era generalmente applicata su una tavola di legno coperta da più strati di gesso come per la tecnica a tempera normale, ma in questo caso alcune parti o spesso tutto lo sfondo veniva ricoperto d’oro per impreziosire l’opera. Venivano applicate piccole strisce ricavate da fogli sottilissimi di oro e si stendevano sopra lo strato pittorico utilizzando preparazioni “a mordente” : un composto di olio di semi di lino e vernice liquida stendere con un pennello corto.  Le superfici dorate erano spesso destinate a ricevere le decorazioni, incise o a punzone, che rendevano ancora più brillante e prezioso il fondo. Il Cennini descrive a fine ‘300, anche un’altra tecnica per decorazioni filiformi in oro, il cosiddetto “oro conchiglia”. Il metallo prezioso veniva ridotto in polvere, sovente utilizzando gli scarti delle foglie, legato con gomme o albume d’uovo, e serbato in conchiglie usate da contenitore.

Acquerello

Tecnica pittorica che usa pigmenti macinati solubili in acqua, legati da sostanze come la gomma arabica e precedentemente trattati con glicerina. Il colore viene di solito diluito in modo da lasciar trasparire la superficie su cui si dipinge, in genere carta trattata con ammoniaca. Vengono cioè usati in stesure molto liquide e trasparenti. Nell’impasto si rinuncia totalmente al bianco come componente per ottenere tonalità di colore chiare e coprenti. In tale tecnica infatti, il massimo della luminosità è rappresentato dal fondo del supporto e la stesura del colore corrisponde a un continuo scalare verso le tonalità più scure e intense. Le gradazioni tonali vengono ottenute sovrapponendo più strati di colore. L’acquerello si presta bene alla creazione di effetti atmosferici e fu molto usato dai paesaggisti inglesi del diciottesimo e diciannovesimo secolo come John Robert Cozens e J.M.W. Turner

Pittura a olio

 Il suo componente principale è l’olio di lino e conferisce caratteristiche di luminosità, opacità, trasparenza, elasticità, sottigliezza nelle mescolanze, corpo, in grado di soddisfare le esigenze di ogni artista. Rispetto ad altri mezzi pittorici oggi a disposizione, l’olio si distingue per duttilità e polivalenza. La tecnica all’olio appartiene senza dubbio alla tradizione della storia della pittura ed è allo stesso tempo sinonimo di modernità e di evoluzione nel corso della storia dell’arte. Per quanto non si sappia con precisione quando i colori a olio apparvero per la prima volta, si hanno prove della loro esistenza nelle Fiandre del XIV sec. Uno dei primi artisti ad utilizzare tale tecnica, fu il pittore fiammingo Jan Van Eyck (1390-1441). In Italia, l’olio venne introdotto durante il Rinascimento, dove conobbe il suo periodo d’oro. Da allora, fino ai giorni nostri, con l’evolversi delle varie tendenze artistiche, l’olio si è imposto in modo definitivo sulle tavolozze di tutti gli artisti indipendentemente dallo stile usato diventando una delle più importanti tecniche artistiche.

Acrilico

 I colori acrilici sono sostanzialmente delle tempere magre, solubili in acqua, che invece dei leganti organici, come la tempera all’uovo ad esempio, contengono alcuni leganti sintetici a base acrilica.


Questo colore sintetico fu usato per la prima volta negli anni Quaranta. Può essere impiegato per una varietà di effetti che vanno dalle sottili velature alle spesse pennellate. Combina alcune fra le migliori proprietà della pittura a olio e dell’acquerello. E’ infatti di rapida essiccazione e di resa assai brillante. Negli ultimi tempi, è diventato uno dei tipi di colore più usati per pittura da cavalletto, anche in sostituzione dell’olio. I vantaggi rispetto a quest’ultimo non sono da sottovalutare asciuga i tempi assai ridotti e nel caso di una pittura per stesura, permette di accorciare moltissimo i tempi di lavoro. Trattandosi di un colore più magro, è più delicato infatti si riga facilmente ed ha gamme di colore generalmente più fredde e meno ricche dell’olio.

Guazzo

 Il guazzo, o gouche alla francese, appartiene alla grande famiglia delle pitture a colla, solubili con l’acqua. E’ costituito da pigmenti tenuti insieme da gomma arabica; i toni più chiari si ottengono con l’aggiunta di biacca.

Può considerarsi una specie di variante della tempera, e di fatto i due termini sono usati a volte come sinonimi. In realtà ne risulta una sorta di acquarello opaco. In questo differisce dall’acquarello trasparente, dove i colori si possono schiarire con la semplice aggiunta di acqua. La superficie spessa del guazzo può offrire gli stessi effetti della pittura a olio, ma presenta l’inconveniente che i colori, una volta asciutti, diventano più chiari di come appaiono durante l’applicazione. Essendo versatile sia nelle stesure piatte sia nei tocchi vivaci, è il mezzo ideale per studiare in piccolo l’impianto cromatico di un dipinto, da solo o in associazione con altre tecniche.

 

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